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mercoledì 31 dicembre 2014

ANNO NUOVO TAGAME NUOVO

Ciao a tutti, come va?
Siccome so che sarete tutti indaffarati a preparare i festeggiamenti per l'anno nuovo questo sarà un post brevissimo, giusto una segnalazione che riguarda Gengoroh Tagame.
Infatti il notissimo mangaka ha annunciato sul suo blog che, dopo la conclusione della sua ultima opera erotica sul mensile BADI (l'ultima puntata uscirà il prossimo febbraio) si prenderà alcuni mesi di pausa.
In realtà, però, si prenderà una pausa solo dalle sue opere erotiche, e non dalla realizzazione del manga a sfondo gay IL MARITO DI MIO FRATELLO, che continuerà ad essere regolarmente pubblicato su MONTHLY ACTION.
Era da moltissimo tempo che Gengorh Tagame non si prendeva una pausa a tempo indeterminato dai suoi bara manga estremi, e questa decisione può avere tante chiavi di lettura.
Certo può essere che abbia semplicemente deciso di concentrarsi su una sola serie, però non bisogna dimenticare che in una recente intervista rilasciata agli amici francesi della fanzine DOKKUN aveva dichiarato che ultimamente le riviste gay giapponesi stavano attraversando un periodo di crisi, e che stava meditando di provare delle storie dai contenuti non necessariamente erotici, che potessero essere fruibili da chiunque.
Sicuramente è positivo che un autore come lui, che di fatto in Giappone ha reinventato un genere, abbia deciso di rimettersi in discussione, tuttavia c'è da chiedersi se senza i suoi fumetti riviste come BADI finiranno per perdere altri lettori.
Dopotutto, essendo le riviste gay giapponesi nate soprattutto per pubblicare notizie, annunci e materiale erotico, dopo la diffusione di internet hanno perso molto appeal... E probabilmente i fumetti erotici erano rimasti uno dei loro pochi punti a favore. Senza contare che la presenza di queste riviste è sempre stata importante perchè è sulle loro pagine che gli autori di bara manga si fanno conoscere dal grande pubblico e propongono a puntate le storie che poi raccolgono in volume.
Certo ultimamente sono nate anche pubblicazioni antologiche di soli bara manga, che però hanno il problema di non intercettare il pubblico occasionale delle riviste gay, e questo non è un bene.

Staremo a vedere come si evolverà la situazione. Sia come sia ora bisognerà vedere se Gengoroh Tagame riuscirà a conquistare anche le platee generaliste con una commedia gay dai toni soft, anche se bisogna comunque prendere atto che di certo non gli manca lo spirito di iniziativa. Anche perchè passare dai fumetti per tutti ai fumetti erotici è un conto, ma passare dai fumetti erotici (per giunta gay e sadomaso) a una storia a base di bambine e coppie gay è sicuramente più rischioso.

In bocca al lupo, quindi.

E speriamo che il 2015 porti tante belle novità a tutti quanti.

Felice Capodanno.

lunedì 29 dicembre 2014

PER CHIUDERE IN BELLEZZA - 4

Ciao a tutti, come va?
Come promesso utilizzerò questo post per l'ultimo appuntamento dedicato a fare il punto sulla situazione degli editori di fumetti italiani che arrivano in edicola e sul loro rapporto con la tematica gay.

E a chi potevo dedicare il post finale, se non alla Sergio Bonelli Editore, che tanti spunti di discussione mi ha offerto nell'anno appena trascorso?

In effetti mi sento quasi in dovere di ringraziarla: senza il suo operato dell'ultimo anno probabilmente qualcuno avrebbe continuato a pensare che le mie opinioni erano troppo di parte e che ero il classico blogger complottista e paranoico. E invece, a quanto pare, le cose non stanno così.

Anzi, se non sapessi che è impossibile potrei pensare che la Bonelli ci sta prendendo gusto a venirmi incontro, visto che nell'ultimo mese ha fatto uscire non uno, non due, ma ben tre albi molto funzionali al post che avevo in mente di dedicargli oggi.

Vediamo un po'... Andando in ordine cronologico direi che per prima cosa devo segnalarvi DYLAN DOG 339.
Infatti, se è pur vero che questo personaggio sta attraversando una fase di rinnovamento (o almeno così si dice), è anche vero che ci sono alcune tradizioni a cui non vuole rinunciare. Infatti il numero 339 inizia con una bella panoramica del protagonista in uno dei suoi classici momenti post coitali, assieme a una delle sue classiche amanti occasionali (di quelle che come al solito compaiono per la prima e unica volta nello spazio di poche pagine, giusto per confermare che Dylan Dog è sempre irresistibile, e della quale, tanto per cambiare, lo sceneggiatore non si preoccupa nemmeno di indicare il nome).
Tuttavia questa volta il disegnatore Giampiero Casertano non manca di indugiare sul deretano di lei, e sembra proprio che per questa "composizione" si sia ispirato a IL RATTO DI PROSERPINA, scolpito dal Bernini intorno al 1620...
O meglio: questo sostengono alcuni fans della serie (CLICCATE QUI). Io non posso sapere se questa citazione è voluta o casuale, tuttavia trovo molto divertente il fatto che si usi il termine "citazionismo colto" per legittimare un primo piano su due glutei femminili... E lo trovo divertente perchè la stragrande maggioranza dei lettori di Dylan Dog non coglierà la citazione e ci vedrà solo un bel  primo piano di due glutei femminili, con Dylan Dog che ci allunga la mano sopra. Quindi, se il citazionismo c'è davvero, mi sembra più che altro una scusa multifunzionale. Nel senso che i lettori la possono tirare fuori per giustificare il fatto che gli piace un fumetto che resta maschilista ed eterosessista, mentre l'editore la può tirare fuori per legittimare alcune scelte che, rinnovamento o no, confermano lo stile tendenzialmente maschilista ed eterosessista della serie.

Anche perchè ne IL RATTO DI PROSERPINA ci sarebbe anche una figura maschile molto ben delineata, ma il "citazionismo colto" bonelliano - a quanto pare - ha preferito ignorarla.
Sia come sia la scena iniziale è funzionale anche alla "retata" organizzata dal nuovo ispettore capo di Scotland Yard di primo mattino, che vuole cercare delle prove per incastrare Dylan Dog. E tutta la storia, in effetti, serve per introdurre questo nuovo ispettore, di nome Tyron Carpenter e il suo assistente Rania Rakim: il primo di evidenti origini africane, la seconda con radici mediorientali. Nel nuovo corso di Dylan Dog, infatti, pare che si voglia rappresentare una Londra più vicina a quella reale, comprensiva di minoranze etniche...
Per ora, comunque, nella nuova Londra di Dylan Dog non c'è traccia di minoranze sessuali, e sarà molto interessante verificare se - ora che si vuole dare un'immagine più realistica anche della polizia londinese - gli sceneggiatori di Dylan Dog terranno presente che in ogni commissariato di polizia della città c'è un ufficiale preposto alle problematiche della comunità LGBT e ai reati legati all'omofobia (se non ci credete CLICCATE QUI)...

Vedremo.

E soprattutto vedremo cosa succederà quando verrà introdotto John Ghost, il nuovo diabolico avversario di Dylan Dog, che dovrebbe avere una sessualità perlomeno ambigua.

Quel che è certo che in Dylan Dog le donnine desnude non mancheranno mai, e che la filosofia bonelliana per cui i personaggi maschili possono restare senza vestiti solo in determinati casi non sembra destinata a mutare.

Infatti nell'ultimo numero di Adam Wild, finalmente, si vede un nudo maschile integrale (seppur con le dovute censure), ma solo perchè è funzionale alla filosofia sopra esposta.
Infatti il nudo integrale riguarda uno schiavista arabo su cui si concentrano i sospetti di alcuni capi tribù, che decidono di spogliarlo completamente e di appenderlo per le braccia alla loro capanna, onde torturarlo più comodamente.


Quindi, a differenza di quanto è avvenuto nel primo numero della serie, quando l'editore si è sentito in dovere di imporre un pudico gonnellino al protagonista durante il suo bagno mattutino (CLICCATE QUI e QUI), questa volta non ci sono stati problemi.

E questo prova che in Bonelli ci sono due pesi e due misure: se la nudità maschile non è volontaria e/o non ha risvolti ammiccanti va bene, in caso contrario meglio evitare (a meno che, ovviamente, non ci sia una femmina fertile nei dintorni). Comunque è ancora meglio se la nudità maschile, quando c'è, è dovuta ad una prevaricazione e se chi la subisce è materialmente impossibilitato a coprirsi. L'essenziale è che NON sia mostrata con compiacimento e/o autocompiacimento, perchè in quel caso metterebbe in crisi il rapporto fra l'editore e il suo lettore tipo.

Nel senso che, se è risaputo che un editore produce storie in funzione dei (presunti) gusti del suo pubblico, un fumetto Bonelli che strizzasse troppo l'occhio al nudo maschile verrebbe percepito dai suoi fedeli lettori (in maggioranza maschi, eterosessisti e conservatori, o presunti tali) come una bassa insinuazione nei confronti della loro virilità, se non addirittura come un'offesa o un tradimento degli ideali estetici e formali che tacitamente condividono con l'editore.

E questo non vale solo per quel che riguarda la nudità maschile, ma in generale per tutto il discorso gay, tant'è che la vera perla che la Bonelli ci ha regalato per Natale è stato il numero 10 di LUKAS, probabilmente l'albo Bonelli che detiene il record assoluto di presenze gay, riuscendo peraltro a non presentarne neanche uno in maniera dignitosa.

Andiamo con ordine: all'inizio ci viene presentato un ragazzotto completamente nudo e appeso per le braccia in un casolare isolato (esattamente come avviene in Adam Wild... Un caso?), mentre un maniaco omicida inizia a seviziarlo. Purtroppo per lui viene interrotto dalla polizia, così è costretto ad uccidere all'istante la sua vittima.




Più avanti in commissariato si giunge alla conclusione che l'assassino è "Cutter", un serial killer che prende di mira gli uomini che si prostituiscono, così nel giro di poche pagine abbiamo avuto il gay prostituto e il serial killer gay represso che si sfoga torturando sadicamente altri uomini (possibilmente prostituti gay).

Questo, però, è solo l'inizio. Poco dopo c'è Bianca, la quasi ragazza di Lukas, che in ufficio è visibilmente preoccupata per le conseguenze di una rissa in cui è coinvolto il figlio, e le serve un avvocato. Il suo collega gay Omar risbuca fuori dicendo che ne conosce un bravo, e siccome il suo ruolo è quello di offrire siparietti comici, fra lui e Bianca c'è un crescendo di battute poco felici, condite da alcune irrinunciabili moine frou frou, che potete leggere qui sotto...


E quando Omar le rivela che questo avvocato lo ha conosciuto mentre frequentavano lo stesso coro di musica sacra, non può trattenersi da intonare un gorgheggio. Niente di male, per carità, però in questo modo saliamo a tre gay stereotipati nel giro di ventidue pagine.

Il bello, però, deve ancora venire.
Infatti poco dopo viene introdotto un nuovo personaggio, di nome Jamie, che viene convocato via telefono dalla perfida Wilda (il capo dei Ridestati antropofagi, avversari di Lukas). Il suo scopo nei prossimi numeri sarà quello di scovare ed eliminare chi sta turbando le macabre attività dei Ridestati, e cioè l'eroico Lukas... Ma come ci viene presentato questo Jamie, destinato a divenire l'ennesima nemesi di Lukas?
Come un uomo di spettacolo che si veste da donna!
In effetti sembra un po' troppo sobrio per essere una drag queen, ma parliamo pur sempre di un fumetto Bonelli, quindi tutto può essere... Staremo a vedere.

Il piatto forte però, arriva poco dopo, quando Cutter cerca una nuova vittima, e la va a cercare in un vero e proprio quartiere della prostituzione gay (con tanto di marchettari che vengono raffigurati in primo piano mentre trattano il prezzo della prestazione coi clienti in auto), circondato da cinema a luci rosse e locali trasgressivi... Un posto che peraltro sembra molto vivace e trafficato.
Qui la sua attenzione è calamitata da una lite fra due ragazzi che si contendono un angolo di marciapiede (sigh!): uno che sembra un escort di lusso, palestrato e tutto il resto, e l'altro una giovane marchetta di colore, forse alle prime esperienze.
Il serial killer scende dall'auto e prende le difese di quello più debole, rompendo il naso all'altro, e poi se lo porta in albergo.
Qui, però, invece di torturarlo prova a guadagnarsi la sua fiducia, per poi drogarlo e condurlo in un luogo più adatto alle sue torture perverse, mentre il ragazzo a cui ha rotto il naso li vede allontanarsi in auto.

Il giorno dopo l'eroico Lukas viene attirato dall'odore della paura emanato dal povero marchettaro di colore, e in un momento di assenza di Cutter lo salva, slegandolo dalla corda con cui è appeso al soffitto, completamente nudo (come da prassi).

Comunque, siccome in questo fumetto non vogliamo farci mancare nulla, più avanti c'è anche un ispettore di polizia che si reca in un locale gay per cercare l'escort palestrato che ha visto Cutter mentre si allontanava in auto...
Da notare che nella panoramica abbiamo anche una coppia, che viene mostrata mentre uno dei due dà una gomitata all'altro che sbava dietro a un ragazzotto che si serve al bancone (e volendo guardare ai dettagli, dietro al bancone c'è un barista che sembra tutto fuorchè il barista di un locale gay, ma in effetti questo è l'ultimo dei problemi di verosimiglianza presenti in questo fumetto).


Quando poco dopo sopraggiunge Lukas, trova l'escort riverso a terra (a quanto pare l'ispettore lo ha pestato di nuovo, per scoraggiarlo dal testimoniare), gli dà una mano e, per riuscire a ottenere le informazioni che gli servono (e che dimostreranno che Cutter e l'ispettore manesco sono la stessa persona), gli offre i soldi per una rinoplastica, che a questo punto è indispensabile per non fargli perdere i clienti più esigenti...

Da notare che ufficialmente Lukas si guadagna da vivere facendo l'imbianchino...



Se non altro ora sappiamo che Lukas non è omofobo (e che facendo l'imbianchino guadagna molto bene).

Peccato che non si possa dire altrettanto del punto di vista sul mondo gay offerto da questa storia (e dalla serie in generale).

Dunque, arrivati al 2015, questo è il massimo del gay friendly che ci si può aspettare da una serie Bonelli?

In effetti anche solo parlare di "gay friendly" è un po' improprio, visto che *MAGICAMENTE* in tutta questa storia non compaiono mai parole come gay, omosessuale e simili. Quasi come se questi termini fossero ancora considerati un tabù per il lettore medio che si propone di intercettare la serie LUKAS... Un lettore che però, a giudicare dalla storia che mette in piedi lo sceneggiatore Michele Medda (foto sotto), si suppone a suo agio leggendo una storia in cui, fra i tanti gay presentati, non ce n'è stato uno - e dico uno - che in un modo o nell'altro non sia stato presentato sotto una luce perlomeno opaca...
E così viene persino il sospetto che questa sia stata una scelta precisa, per poter parlare di gay senza correre il rischio di indisporre eccessivamente il lettore, che magari sarebbe stato contrariato da un personaggio gay presentato con la stessa dignità di uno etero.

Quindi  l'unico modo per rappresentare la realtà gay in questo tipo di fumetto è quello di renderla funzionale all'autostima di chi non è gay? É davvero possibile che in un albo Bonelli gli unici gay inseribili siano solo quelli che servono a dimostrare che "etero è meglio"?
Personalmente inizio a pensare che il nocciolo della questione sia proprio questo.

E la cosa interessante è che, proprio con il costante corteggiamento dei lettori che prediligono questo approccio, l'editore sta tagliando fuori tutti i potenziali lettori che invece vedono le cose in maniera diversa (e non solo riguardo alla questione gay, ovviamente), e che probabilmente rappresenterebbero il vero futuro del fumetto popolare in Italia.

Un futuro sempre più ipotetico, a questo punto, visto che - nonostante tante belle "novità" - ogni anno il ricambio generazionale per questo tipo di fumetti si fa sempre più inconsistente, con tutte le conseguenze del caso.

D'altra parte chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Alla prossima.

P.S. Parlando di Bonelli vorrei precisare che non mi sono scordato di Legs Weaver, ma quello che è successo di recente a questo personaggio merita un post a parte.

venerdì 26 dicembre 2014

RECENSIONI VISIBILI

Ciao a tutti, come va?
Forse vi ricorderete che la scorsa settimana mi ero permesso di analizzare il modo con cui si presentava IL RAGAZZO INVISIBILE, il nuovo film di Gabriele Salvatores, senza ovviamente permettermi di fare una recensione vera e propria (non avendolo ancora visto). E l'ho fatto perchè, secondo me, il modo con cui questo film si approcciava al genere supereroistico rischiava di riflettere tutta una serie di problematiche e "censure preventive" tipicamente italiane, e funzionali a una più generale sudditanza dei nostri media a una serie di veti (e interessi) incrociati.

A distanza di una settimana volevo tornare sull'argomento perchè, effettivamente, l'uscita del film ha sollevato nuovi spunti di riflessione pertinenti a questo blog e sta dimostrando (di nuovo) quanto sia schizzofrenica la situazione in cui si muove il nostro paese. Infatti da una parte abbiamo alcuni siti di cinema "generalisti" (che comunque dipendono spesso e volentieri da gruppi editoriali immanicati da tutte le parti, o magari sono gestiti da aspiranti giornalisti che non vogliono indisporre nessuno), che si sono sentiti in dovere di parlare bene di questo film (o perlomeno di usare una serie di eufemismi per parlarne male), mentre dall'altra abbiamo siti più orientati verso gli appassionati del genere (e che spesso sono gestiti per passione e senza secondi fini), che lo hanno praticamente stroncato.

Da notare che nel frattempo su quasi tutti i siti di fumetti, che pure negli scorsi mesi avevano parlato molto del film, diventando parte integrante della sua campagna pubblicitaria, è calato un imbarazzante (imbarazzato?) silenzio al riguardo.

Per farvi un'idea delle recensioni (soprattutto di quelle realizzate da giovani per i giovani) a cui mi riferisco potete leggere come ne parla il magazine I400CALCI (CLICCATE QUI), DARKSIDE CINEMA (CLICCATE QUI), oppure BADTASTE (CLICCATE QUI), senza contare che hanno iniziato a circolare le videorecensioni di yutubber abbastanza quotati in fatto di recensioni  cinematografiche, che a grandi linee sembrano in linea con l'idea che mi ero fatto io...
Videorecensioni che tra l'altro mi hanno fatto riflettere su un paio di punti che avevo ignorato nel mio precedente post. In primo luogo il fatto che per questo film sono stati scelti attori alla soglia dell'adolescenza per recitare la parte di adolescenti: scelta che sembrerebbe supportare la mia teoria secondo cui alcune scelte stilistiche sono state compiute proprio con l'intento di desessualizzare il più possibile il contesto e le situazioni...

Anche perchè, perlomeno fino a quando non recupera una tuta in grado di diventare invisibile assieme a lui, per sfruttare al meglio il suo potere il protagonista deve gironzolare completamente nudo...

Evidentemente - una volta stabilite le dinamiche del film - un protagonista preadolescente è stata una scelta obbligata per evitare strascichi polemici troppo aspri e per non irritare le lobby sessuofobe del nostro paese... Ma anche per non contraddire gli storici pregiudizi - tipicamente italiani - dei produttori e dei distributori (per cui il fantastico non può che essere una cosa per bambini, e pertanto deve essere qualcosa in cui i bambini possono identificarsi e a prova di bambini).
La seconda cosa è che, effettivamente, il protagonista non vuole rivalersi su chi lo perseguita sperando in qualche potere che potrebbe permettergli di farsi davvero giustizia, affermando la sua identità, ma desiderando di diventare invisibile, e quindi di scomparire e in un certo senso annullarsi. Desiderio che viene provvidenzialmente esaudito.

Lasciamo perdere per un attimo il fatto che poi usa questo potere per vendicarsi, all'acqua di rose, sui bulletti della scuola: il punto è che questo film lancia un messaggio molto preciso... E cioè che di fronte alle difficoltà si può reagire scomparendo, passando inosservato, annullando il proprio Io (che poi è la ragione per cui si viene presi di mira). In parole povere un messaggio opposto a quello che viene lanciato da praticamente tutti i supereroi americani, che utilizzano maschere e costumi proprio per permettere al loro Io di manifestarsi senza mediazioni e in maniera più appariscente...

Vi siete mai chiesti perchè il prototipo del superere è quello di un individuo vestito come un saltimbanco al circo? Perchè fondamentalmente i supereroi, attraverso i loro costumi più o meno sgargianti, VOGLIONO attirare l'attenzione sul loro Io, per dimostrare quanto valgono e sfidare la società che è stata ingiusta nei loro confronti e in qualche modo continua a reprimerli quando sono nei panni di comuni cittadini... E passare inosservati, a livello simbolico, è in contraddizione con tutto ciò che un supereroe rappresenta.
Qualche anno fa uscì un bellissimo saggio: "STELLE E STRIPS -  La stampa a fumetti italiana fra americanismo e antiamericanismo (1935-1955)", di Juri Meda, che ripercorreva la storia del fumetto americano in Italia in funzione del suo rapporto con la nostra cultura e le nostre istituzioni. Cercando di spiegare anche i motivi per cui il fumetto americano ha sempre affascinato gli italiani in proporzione alla diffidenza che ha suscitato nelle istituzioni, a prescindere dallo schieramento al potere. Infatti il fumetto Made in U.S.A.  e i suoi eroi vennero visti come una minaccia da tutti gli schieramenti politici, dai fascisti ai comunisti, passando per quelli più vicini alla chiesa cattolica.

Perchè?

Secondo questo saggio, molto in sintesi, questo accadeva (anche e soprattutto) perchè proponevano dei modelli "pericolosi": eroi che si facevano da soli, senza sperare nella provvidenza o nel supporto delle autorità, che non erano un'emanazione diretta del sistema (cioè poliziotti e/o persone che collaboravano ufficialmente con esso) o che addirittura sfidavano il sistema stesso in nome della loro sete di giustizia e/o in nome di un bene superiore. Per non parlare del fatto che il loro rapporto con la sessualità, per quanto sottointeso, non doveva passare al vaglio di alcuna autorità religiosa, ed era indifferente alla riprovazione sociale "italian style". Tant'è che potevano avere fidanzate e spasimanti più o meno fisse con cui non erano affatto tenuti a sposarsi.
In parole povere gli eroi americani suggerivano che il classico modo di porsi italiano non era l'unico possibile, e per certi versi nemmeno il migliore.

E questi sono alcuni dei motivi per cui, per anni, sono stati definiti DISEDUCATIVI... Perchè, fondamentalmente, promuovevano punti di vista alternativi a quelli tipici della cultura italiana.
Può essere interessante notare che, guardacaso, quando negli anni '60 anche il nostro fumetto ha iniziato a puntare su personaggi in calzamaglia che in qualche modo si ponevano in conflitto con il sistema, reclamando la propria libertà e la propria autodeterminazione, si è sentito in dovere di presentarli come ladri, fuorilegge e assassini, o comunque come persone moralmente ambigue... E con una vita sessuale non vincolata da matrimoni e obblighi sociali.
Quasi come se il fumetto italiano, pur cercando di puntare su alcuni temi di sicura presa sul pubblico,  avesse voluto comunque schierarsi con la cultura italiana dominante, confermando che chi si permette di sfidare il sistema, agendo al di fuori della legge e provando addirittura ad essere sessualmente emancipato, non può che essere un criminale... O perlomeno un individuo poco raccomandabile.
Perchè?

Forse perchè altrimenti c'era il rischio di contrariare qualche lobby di potere? Perchè per un editore italiano era sconsigliabile (e forse anche un po' pericoloso) presentare come modelli moralmente positivi dei personaggi davvero "ribelli", che agivano al di fuori della legge e delle autorità? Perchè un eroe positivo, per dirsi tale in Italia, non poteva avere rapporti sentimentali meno che pudici prima del matrimonio? Forse che la libertà di pensiero e di azione, in Italia, non è mai stata vista come un valore, ma come un atto eversivo?

Sono tutte domande inquietanti, e le risposte potrebbero esserlo ancora di più.

Tuttavia riflettendo su IL RAGAZZO INVISIBILE non ho potuto fare a meno di pensare che in un certo senso è proprio il frutto di questa mentalità, che resta ancora molto diffusa visto che - essendo funzionale a tutta una serie di interessi politici, religiosi e altro - è l'unica può essere promossa davvero liberamente e senza intoppi attraverso i canali ufficiali... Che poi, guardacaso, sono quelli gestiti più o meno direttamente da chi amministra l'Italia di oggi.
Si sono scritti molti libri sulle origini e la simbologia della figura del supereroe e sul ruolo metaforico dei superpoteri, e alla luce delle loro teorie IL RAGAZZO INVISIBILE si potrebbe leggere in una chiave completamente diversa. Infatti in questo film le vessazioni subite dal protagonista - in realtà - non sfociano nel desiderio di reagire, come avviene in TUTTI i superhero movie, ma nel desiderio di adattarsi ai limiti che gli vengono imposti. Nel senso che, a ben guardare, il protagonista non desidera (ne ottiene) un potere con cui ribellarsi a un'ingiustizia e cambiare davvero le cose, ma in un certo senso desidera assecondare le aspirazioni del sistema che produce l'ingiustizia che lo fa soffrire...
E cioè il suo annullamento, perchè è l'unico modo per sfuggire al conflitto fra il suo Io e quello degli altri.

Volendo leggere fra le righe il messaggio che passa è il seguente: poichè il problema del protagonista è il fatto che viene preso di mira e che si sente un disadattato, desiderando (e poi ottenendo) il potere dell'invisibilità ammette implicitamente che è LUI è il problema, che è meglio che sia lui ad annullarsi, e che non devono essere gli altri (e cioè il sistema ingiusto di cui fa parte) a sparire e/o ad adattarsi a lui lasciandogli i suoi spazi. Inoltre con questo film si coglie l'occasione per lanciare tutta una serie di messaggi secondari abbastanza equivoci: ad esempio che l'unico modo per farla franca e fare le cose di nascosto, o che si può reagire in qualche modo alle ingiustizie, ma a patto di non metterci la faccia.

Il teorema del film, in ultima analisi, è che l'affermazione e la realizzazione personale si possono ottenere diventando invisibili (con tutte le implicazioni metaforiche del caso), e che si può partire da lì per ricostruire una nuova vita più in linea con le proprie aspirazioni.

Così, in poche parole, questo film diventa l'antitesi di un film di supereroi, ma un buon manifesto di una certa impostazione mentale molto radicata del nostro paese.
Tant'è vero che, se dal punto di vista LGBT i superhero movie, in molti casi, hanno dei sottotesti che invitano alla rivendicazione della propria identità e del proprio posto nel mondo, IL RAGAZZO INVISIBILE sembra suggerire che l'invisibilità non solo è una scelta desiderabile, ma è anche una virtù e un mezzo per valorizzare il proprio potenziale. Una risorsa di cui fare tesoro, insomma. Un potere che però, nel mondo del fumetto supereroistico è stato sfruttato pochissimo (e in prevalenza dai supercriminali), proprio perchè a livello simbolico contrastava pesantemente col concetto di supereroe. E comunque i supereroi (e le supereroine) che hanno questo potere non hanno mai SOLO questo potere.
Qualcosa vorrà pur dire.
In ogni caso non credo che ne IL RAGAZZO INVISIBILE tutto questo sia stato pianificato a tavolino, ma piuttosto che sia il frutto del un clima culturale che caratterizza il nostro paese e che ha influenzato più o meno inconsciamente gli ideatori (regista e sceneggiatori, che vedete nelle foto sotto) del film, portandoli in questa direzione...

In ogni caso in tutta questa storia c'è almeno un lato positivo: se questo film ha deluso tante persone (a parte, forse, i bambini e i nostalgici dei film per ragazzi degli anni '80), nonostante la massiccia campagna pubblicitaria e nonostante l'approccio crossmediale (coi fumetti Panini, il romanzo edito da Salani e persino il concorso per trovare la "canzone ufficiale" tramite Radio DeeJay), vuol dire che c'è ancora speranza.

Certo: adesso in molti giustificano tutta l'operazione dicendo che NON si tratta di un film di supereroi nel senso classico del termine, ma di un film sul disagio dell'adolescenza, di un film "fantastico" all'europea (qualunque cosa voglia dire), di un omaggio ai film per ragazzi di una volta, di una raffinata alternativa alle produzioni americane, di un ibrido fra fantascienza e romanzo di formazione, di un gioco di citazioni improntato all'introspezione e altro ancora... Per arrivare a giustificazioni del tipo “e’ semplicemente un film di Salvatores che parla di disagi giovanili”.

Il problema, però, è che è stato promosso come un film di supereroi, a partire dalle locandine, e questo era ciò che il pubblico si aspettava.

E questo potrebbe spiegare perchè nella prima settimana il film ha incassato sui 700.000 euro: se la matematica non è un'opinione, e se è vero che è costato almeno otto milioni di euro, vuol dire che per non andare in perdita dovrebbe fare perlomeno lo stesso incasso settimanale per quasi tre mesi. Cosa impossibile, considerando che gli spettatori col tempo tendono sempre a diminuire e che le sale non tengono i film in cartellone per tutto quel tempo. Certo rimane il mercato estero e l'home video, ma qualcosa mi dice che non ci saranno grosse sorprese.

Comunque è interessante notare che, al contrario, il romanzo edito da Salani e scritto dagli sceneggiatori del film, sta andando molto bene ed è già alla seconda ristampa in poche settimane. Però parliamo di un romanzo, appunto. Non di un film e non di un fumetto.

Chi ha orecchie per intendere intenda.

Alla prossima.

mercoledì 24 dicembre 2014

SEGNI DI SPERANZA

Ciao a tutti, come va?
Siccome a Natale siamo tutti più buoni questo post della Vigilia sarà ottimista e incentrato su una notizia positiva, di cui si è già parlato molto negli scorsi giorni.

Come forse saprete nelle serie animate occidentali la rappresentazione dell'omosessualità non è stata ancora sdoganata del tutto, o meglio: non è ancora stata sdoganata del tutto in quelle serie che si rivolgono ad un pubblico molto giovane, mentre in quelle che hanno un target più ampio (e in prevalenza adulto) non è più un tabù da diversi anni... Anche se, a ben guardare, questo avviene solo nelle serie animate satiriche/umoristiche/demenziali/grottesche.

Forse perchè in occidente, e in particolare negli USA, si dà per scontato che le serie satiriche/umoristiche/demenziali/grottesche siano prodotti "adulti" per definizione, e comunque attraverso il filtro della satira sociale, dell'assurdo e dell'ironia (per quanto acida) fanno in modo che il potenziale "polemico" dell'omosessualità perda forza.

Diverso è il discorso delle serie animate che NON hanno risvolti satirici nel senso adulto del termine e che, pur puntando a un pubblico abbastanza eterogeneo, si rivolgono - perlomeno ufficialmente - soprattutto ai giovani e ai giovanissimi. In questi casi i produttori tendono sempre a non sbilanciarsi troppo nei confronti della causa omosessuale, per evitare polemiche e accuse di vario genere.
Però i tempi cambiano e alla Nickelodeon devono avere preso atto da una parte che i matrimoni gay sono diventati legali nella maggioranza degli Stati Uniti, e dall'altra che gli omofobi trovano dei pretesti per attaccare briga sempre e comunque (tant'è che spesso se la sono presa proprio con la Nickelodeon, per via della caratterizzazione troppo "gay" di Spongebob).
Così alla fine è successo che nell'episodio finale di una delle sue serie più popolari (e più premiate da pubblico e critica), la Nickelodeon abbia deciso di stupire un po' tutti, confermando alcuni sottotesti omosessuali che fino a quel momento erano rimasti più che altro nel territorio delle supposizioni e delle fantasie dei fans.
La serie in questione è LEGEND OF KORRA, sequel in quattro stagioni della già popolarissima serie AVATAR: THE LAST AIRBENDER...
In realtà quella di Korra doveva essere una miniserie autoconclusiva di dodici episodi, realizzata giusto per tastare il terreno e sperimentare (dopo alcuni decenni di vuoto) la carta di una serie animata occidentale fantastico-avventurosa incentrata su una protagonista femminile, peraltro dotata di grandi doti di combattimento e di una personalità ben delineata... Ma il suo grande successo ha spinto Nickelodeon a darle un seguito di altre tre stagioni (facendole superare, per numero di episodi, il ciclo di AVATAR: THE LAST AIRBENDER).
Lungi da me l'idea (folle) di riassumervi in breve questa articolatissima saga, ambientata in una realtà parallela ispirata ai vecchi film di arti marziali e in cui i quattro elementi (aria, terra, acqua e fuoco) possono essere "addomesticati" da particolari individui. Quello che conta è che, nelle sette stagioni ambientate in questo universo narrativo, gli sceneggiatori sono stati capaci di delineare benissimo decine e decine di personaggi, articolando una saga avvincente e tutt'altro che scontata, mentre gli animatori sono riusciti a prendere il meglio dell'animazione orientale creando un mix inedito e affascinante.
Tuttavia il merito specifico della serie di Korra, rispetto alla saga precedente, è stato quello di puntare su dei protagonisti con un'età media più alta, permettendo di trattare tematiche nuove e di affrontare quelle già presenti in AVATAR: THE LAST AIRBENDER da un punto di vista diverso e più maturo. Una scommessa decisamente rischiosa, soprattutto considerando l'incognita rappresentata da una protagonista femminile... Che però alla fine si è rivelata un'ottima occasione per dimostrare che quando uno staff ha talento, sa fare il suo lavoro e ha le idee chiare può davvero ottenere risultati sorprendenti.
Comunque, entrando nel merito della componente omosessuale del finale, è bene precisare che - nonostante il suo carattere volitivo e i suoi grandi poteri da AVATAR (e cioè da dominatore di tutti e quattro gli elementi, e da guardiano del mondo degli spiriti) Korra parte avendo un debole per il sesso maschile, debole condiviso anche da un altro personaggio della serie: la bella Asami (con cui tra l'altro Korra entra in competizione proprio per un ragazzo).
Fatto sta che puntata dopo puntata, stagione dopo stagione, fra le due si crea una complicità che qualche fans aveva iniziato a vedere come il segnale di qualcosa che andava al di là della semplice amicizia... Tanto da coniare il termine "korrasami" per definire questa coppia così insolita nel panorama delle serie animate occidentali.
Poi, proprio nel finale dell'ultima stagione, dopo mille peripezie Korra e Asami scelgono di dividere insieme il resto dei loro giorni, varcando mano nella mano la porta per il mondo degli spiriti (e il significato di questa sequenza è senza dubbio enfatizzato dal fatto che la saga precedente si era conclusa proprio con la dichiarazione d'amore fra i due giovani protagonisti).
Comunque, per fugare gli ultimi dubbi, sulla questione si è espresso anche uno dei creatori della saga, Mike Dante Dimartino (di evidenti origini italiane, che vedete nella foto sotto), che sul suo blog è stato chiarissimo.
Infatti in merito all'ultimo episodio ha scritto che:

"La nostra intenzione con l'ultima scena era proprio quella di rendere il più chiaro possibile che sì, Korra e Asami provano sentimenti romantici l'una per l'altra. Il momento in cui entrano nel portale per il mondo degli spiriti simboleggia la loro evoluzione da amiche a coppia. Molte agenzie di stampa, blogger e appassionati hanno colto questo messaggio chiaramente. Siccome pare che sia stato compreso da tutti non pensavo che fosse necessario fare dichiarazioni. In ogni caso, se ci fossero ancora delle persone che mettono in dubbio quello che è successo nell'ultima scena, ho voluto fare una dichiarazione chiara per confermare quello che si è visto nella serie. Capisco che non tutti saranno felici del finale, perchè raramente un finale soddisfa tutti, però sono stato piacevolmente sorpreso dalla quantità di articoli e post positivi riguardo all'ultima puntata di Korra ."

Che altro aggiungere?
Sicuramente l'animazione giapponese è arrivata prima, ma il caso di Korra dimostra in maniera evidente che le serie animate occidentali fanno ancora in tempo a recuperare, se vogliono. 
Quel che è certo è che per l'animazione seriale americana (e occidentale in genere) ora ci sarà un "prima" e un "dopo" Korra.
E adesso restiamo fiduciosamente in attesa di una serie animata con una coppia al maschile.

Alla prossima.