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mercoledì 3 settembre 2014

I BARA MANGA NON ESISTONO!

Ciao a tutti, come va?
Oggi vorrei iniziare confessandovi un dubbio che non ho mai confessato a nessuno, per paura di passare per un megalomane. Quando nei primi anni del 2000 avevo iniziato a fare recensioni di fumetti a tematica gay per il sito Gay.It gli unici manga giapponesi a tema omoerotico di cui si aveva notizia erano i BOYS LOVE per ragazze, che all'epoca erano più che altro conosciuti col termine SHOUNEN AI, e YAOI nel caso di produzioni più esplicite.
Si sapeva dei fumetti di Gengoroh Tagame e di pochi altri suoi colleghi, ma in occidente non c'era un termine per definirli, se non BOYS LOVE per gay, o qualcosa del genere. Poi, un giorno, su un saggio dedicato alla sessualità nel Giappone contemporaneo (si intitolava JAPAN UNDERGROUND, edito da Castelvecchi) mi sono imbattuto in vari termini che in Giappone erano l'equivalente dell'aggettivo "gay", e fra tutti "BARA" mi sembrava quello che stava meglio vicino alla parola manga, e così ho cominciato a chiamare i manga gay BARA MANGA, anche se in Giappone questa definizione non esisteva (laggiù questi prodotti vengono definiti Gay Comics o MEN LOVE).
Era il 2006. Poi ho iniziato ad utilizzarlo su questo blog e da allora in poi il termine BARA MANGA ha cominciato a circolare un po' dappertutto in riferimento ai manga gay per gay... Sicuramente si tratta di una coincidenza, e sono sempre in attesa che qualcuno mi provi che il termine BARA MANGA era utilizzato in occidente anche prima del 2006, però ho sempre avuto l'agghiacciante sospetto che qualcuno abbia ripreso la mia definizione e l'abbia trasformata in un termine di uso corrente in tutto l'occidente, anche se di fatto mi serviva semplicemente per avere una definizione che non mi facesse ripetere tutte le volte come e perchè si trattava di manga diversi dai BOYS LOVE, e di certo non pretendevo di inventare un neologismo fumettistico (*__*)...  Dico questo perchè i ragazzi che in Francia portano avanti la fanzine DOKKUN, specializzata in bara manga realizzati in Francia, ha da poco pubblicato un interessante volumetto che raccoglie le interviste che hanno fatto a ben ventisei mangaka specializzati in bara manga, e che si intitola proprio IL BARA NON ESISTE...
Nel senso che il termine BARA è una parola ombrello che alla fine non definisce un genere di fumetto, ma più che altro una cultura che ruota attorno ad un certo tipo di fumetto omoerotico, quello per il pubblico gay. A quanto mi risulta è la prima volta che in occidente viene realizzata una raccolta di interviste agli autori di questo tipo di manga, e anche se le domande sono molto semplici le risposte multiple sono estremamente interessanti per farsi un'idea di quanto è variegato il mondo degli autori di bara manga. Si va da chi lo considera la sua unica fonte di sostentamento a chi gli dedica tutti i giorni le ore libere che gli rimangono dopo l'orario d'ufficio (e qualcuno, come Go Fujimoto, prima viveva solo con i manga e poi ha preferito cercarsi un lavoro principale diverso), c'è chi lo vive senza problemi e chi non vuole assolutamente che si sappia in giro e via discorrendo...
Anche i tempi e i modi con cui questi artisti si sono affacciati alla pubblicazione dei loro lavori sono estremamente vari (fanzine, siti internet, riviste, autoproduzioni...), però praticamente tutti sono d'accordo sul dire se hanno scelto questo genere di fumetto è perchè sono gay e - molto banalmente - si identificano in questo tipo di manga... Che può sembrare una cosa banale, ma in realtà non lo è affatto, nel senso che è la prova che per raccontare certe storie e situazioni in maniera convincente bisogna comunque sentirle proprie. Anche perchè un conto è introdurre un personaggio gay sullo sfondo e un conto è renderlo protagonista affrontandone gli aspetti intimi, comprensivi di sensazioni, emozioni, sentimenti e - soprattutto - risvolti sessuali.
Comunque il mosaico che emerge da IL BARA NON ESISTE... è davvero molto interessante, e contribuisce a diradare le tenebre su un contesto che finora era sempre rimasto molto misterioso, anche perchè generalmente le riviste di critica e approfondimento fumettistico si guardano bene dal diradare le nebbie intorno ad un sottegenere che punta su maschioni allupati e in vena di accoppiamenti multipli. Eppure, forse perchè lo staff di DOKKUN è composto da aspiranti fumettisti, può essere interessante notare che sono molte anche le domande tecniche e pratiche, da quelle sui materiali usati a quelle sulla situazione del mercato, il che rende questo libricino ricco di spunti interessanti a prescindere dall'argomento trattato...
Ovviamente, e la cosa non mi stupisce, in Italia non lo ha ancora segnalato nessuno, e non penso che sia solo per il fatto che è in lingua francese... Siccome ne rimangono ancora poche decine di copie vi consiglio di acquistarlo subito (CLICCANDO QUI), se vi interessa, anche perchè in questi casi non si sa mai se e quando ci sarà una ristampa. Comunque credo che la cosa più interessante che emerge da queste interviste incrociate è che non c'è una visione univoca del settore da parte dei ventisei intervistati, per i quali si va dall'ottimismo più poetico al pessimismo più terra terra, come nel caso di Gengoroh Tagame... Secondo cui il settore delle riviste gay in Giappone è in un periodo di profonda crisi e non lo stupirebbe se da un giorno all'altro dovessero tutte chiudere... Portandosì dietro i bara manga (che, vi ricordo, in Giappone di solito vengono pubblicati prima di tutto su queste riviste)... E questo probabilmente è uno die motivi per cui da settembre proprio Gengoroh Tagame debutterà con il suo primo manga a tema gay "per tutti"...
C'è da dire, comunque, che la (relativa) crisi delle pubblicazioni gay in Giappone era prevedibile. Nel senso che sono nate come dei mallopponi da 250 pagine mensili (e oltre), che servivano per pubblicare annunci di incontri e foto erotiche (nei limiti imposti dalla censura giapponese), e poi notizie di attualità, racconti e manga. In un paese ipertecnologico come il Giappone una rivista gay, per quanto curata, non può competere con il web, soprattutto in fatto di notizie, annunci ed erotismo... Ed è ovvio che se manterrà la formula tradizionale di dieci o vent'anni fa non potrà che perdere lettori senza conquistarne di nuovi.
Quindi cosa potrebbe accadere ai bara manga, proprio ora che iniziano a  farsi conoscere anche fuori dal Giappone?
Buona domanda... Gli scenari possibili sono molti ed è ancora prematuro parlarne, però può essere indicativo il fatto che anche Gengoroh Tagame parteciperà alla prossima antologia di pin-up realizzata dalla CLASS COMICS di Patrick Fillion...
E qui sotto potete vedere un assaggio della sua versione di Deimos, uno dei personaggi su cui Patrick Fillion ha sempre puntato di più...
Questo vuole dire che gli autori di bara manga integreranno sempre più spesso la loro produzione in Giappone con le produzioni editoriali realizzate per il mercato straniero? Difficile dirlo, perchè si tratta di formati e strategie editoriali estremamente diverse, ma è sicuramente un'ipotesi molto affascinante... Staremo a vedere cosa accadrà in futuro, anche se qualcosa mi dice che, con o senza le riviste gay che li hanno fatti conoscere, i bara manga sono comunque entrati in una nuova fase... Decisamente più globalizzata.

Alla prossima.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sapresti dirmi per favore chi è l'autore della prima immagine che hai postato dopo il boys love? Quello con scritto "omake" in basso a destra...

Wally Rainbow ha detto...

Si tratta di Shunpei Nakata :-) http://www.lulu.com/shop/shunpei-nakata/wally-rainbows-world-the-case-la-scatola-versione-integrale/paperback/product-15065022.html