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lunedì 25 agosto 2014

ARTE DISNEY?

Ciao a tutti, come va?
In attesa di scoprire se le ultime strategie di marketing adottate dalla Disney Panini in Italia potranno risollevare le sorti non proprio rosee di Topolino non ho potuto fare a meno di notare una cosa, anche alla luce di tutti i discorsi che ho fatto recentemente sulla paura di "osare" che ha il fumetto italiano da qualche decennio a questa parte, per paura di eventuali ripercussioni... E l'ho notata proprio pensando a come vengono utilizzati i personaggi Disney - in quanto icone pop -  nel mondo dell'arte. Ad esempio: il pittore Jose Rodolfo Loaiza (foto sotto), che da alcuni anni interpreta i personaggi Disney in versione gay e queer, è tornato alla carica con una mostra di nuovi lavori, che fino alla fine di agosto alla galleria La Luz de Jesus di Los Angeles...
I suoi nuovi lavori, se possibile, sono ancora più incisivi dei precedenti, e può essere interessante notare che hanno animato tutta una serie di discussioni e sono diventati dei cult senza che per questo la Disney lo citasse in giudizio o che le associazioni anti gay (che pure negli USA sono molto radicate) lo minacciassero di morte o organizzassero qualche forma di boicottaggio ai danni di Jose Rodolfo Loaiza... Neppure dopo che ha coinvolto anche il Papa...



Ora: a parte il fatto che qualcosa mi dice che anche queste opere diventeranno abbastanza virali, il caso di Jose Rodolfo Loaiza non è nemmeno il più eclatante. C'è un'artista italiano, che si chiama Max Papeschi, che da alcuni anni ha scoperto che le sue idee in fatto di digital art (leggi: fotomontaggi neanche particolarmente curati) potevano fare scalpore mettendo i personaggi Disney (e non solo) in tutta una serie di situazioni disturbanti, finalizzate a suscitare una riflessione su come "viviamo in una società in cui si può vendere tutto, a patto di usare il testimonial giusto"...



Le sue opere gli hanno dato una ribalta internazionale davvero notevole, suscitando l'interesse di mecenati importanti (esistono ancora!), e nonostante abbia sfruttato in maniera abbastanza "blasfema" un numero crescente di icone dell'immaginario pop è ancora vivo, vegeto e sulla cresta dell'onda... E, anzi, i suoi ossimori artistici hanno allargato sempre di più la loro zona di influenza...



Certo: qui parliamo di "arte contemporanea", e forse è per questo che i detentori del copyright dei personaggi così abilmente sfruttati non se la sono sentita di intervenire... E nonostante le suddette opere generino un giro di denaro interessante. Tuttavia non ho potuto fare a meno di notare l'ironia di tutta questa situazione: da una parte la Disney Panini, che detiene il copyright dei suoi personaggi, non osa creare fumetti che lancino messaggi forti, o che rappresentino metaforicamente la realtà che ci circonda, mentre dall'altra c'è tutto un mondo di artisti contemporanei che usa i suoi personaggi per lanciare messaggi importanti e suscitare un interesse che poi - in effetti - arriva puntualmente... E arriva senza particolari effetti collaterali, nemmeno quando Max Papeschi ha girato dei finti video porno con telecamera nascosta, in cui ha rapporti sessuali con Minnie, con tanto di canzoni Disney sullo sfondo (CLICCATE QUI)... Per poi allestire una performance con matrimonio riparatore...
La domanda, quindi, nasce spontanea: chi sfrutta i personaggi Disney in questo modo è solo un estroso creativo oppure è una persona che è pienamente consapevole del potenziale di questi personaggi? E, di conseguenza, chi detiene i diritti di sfruttamento del materiale fumettistico relativo a questi personaggi è un amministratore realista e prudente, oppure non ha capito come sfruttare al meglio le sue grandi possibilità?
Certo: fumetti con Topolino nazista o con i principi Disney che si sposano non hanno alcun senso, ma forse i lavori di certi artisti fanno prendere atto di come certi tabù e certe remore sono altrettanto insensate (o addirittura dannose), soprattutto perchè i personaggi Disney sono nati per essere una metafora della realtà, delle sue nevrosi e delle sue brutture (che servivano proprio a rendere più belli i sogni e le speranze quando si realizzavano), cosa che - perlomeno nelle produzioni italiane - hanno smesso di essere da molto tempo.

D'altra parte in un paese come il nostro sembra che offrire spunti di riflessione sia diventato quasi un problema.

Alla prossima.

1 commento:

Lorenzo Ridolfi ha detto...

Per rispondere alle due domande penso che per la prima siano vere tutte e due gli aspetti, per la seconda invece penso che chi detiene i diritti d'autore ha capito che quando si parla d'arte anche se altri usano il loro materiale poi alla fine ne risulta anche un vantaggio per loro in ritorno di immagine quindi più che amministratori prudenti penso siano amministratori oculati.