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venerdì 10 aprile 2009

BUONE FESTE!

Ciao a tutti e ciao a tutte, come state?
Magari non siete cattolici e neanche cristiani, tuttavia parto dal presupposto che in un modo o nell'altro i prossimi giorni per voi rappresenteranno comunque una pausa, magari gradevole, dallo stress quotidiano. Ovviamente se non siete fra le vittime del terremoto in Abruzzo e se non siete fra quelli che hanno scelto di dare una mano in prima persona. A questo proposito vi esorto ad essere generosi e di fare un'offerta - anche piccola - per le vittime del disastro, magari chiamando il numero unico 48580. Tra l'altro qualcuno ha fatto notare che, essendo questo il primo terremoto avvenuto nell'era di internet, le occasioni per mangiare soldi e sprecare finanziamenti dovrebbero essere molte meno che in passato. Speriamo. Non so quanti e quali fra i miei lettori sono stati travolti da questi eventi, ma so che sicuramente ci sono e vorrei che sapessero che - per quanto mi è possibile - gli sono vicino. Detto questo, e fermo restando che è molto imbarazzante "cambiare argomento" di fronte ad eventi di questo tipo, vorrei passare a parlare di argomenti un pochino più pertinenti alla natura di questo blog. Siccome non mi sembra il caso di parlare di cose particolarmente leggere, oggi volevo segnalarvi una buona notizia che arriva dagli USA. Però sono necessarie alcune premesse (se avete voglia di approfondire potete iniziare da QUESTO MIO ARTICOLO SU GAY.IT). Premessa numero uno: in Italia i potenziali concorrenti dei reality show vengono sottoposti al test HIV e se risultano positivi non vengono spediti in case bunker, fattorie esotiche, isole caraibiche, palafitte pericolanti o altro. Se fossimo in una società matura e consapevole i candidati all'ingresso nei realities, una volta selezionati, dovrebbero rifiutarsi di sottoporsi al test HIV. Infatti è assolutamente illegittimo da parte di tali produzioni richiedere questo tipo di informazioni sullo stato di salute dei concorrenti al fine della selezione. La legislazione e la giurisprudenza in merito sono copiose e stringenti. La 675/'96 relativa alla tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, la 135/'90 "Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS" e la sentenza 218/'94 della Corte Costituzionale (eccone solo alcune), dove si ribadisce a piú riprese che l'inserimento del malato di AIDS nel tessuto sociale NON possa di per sè rappresentare un fattore di pericolosità tale da giustificare l'adozione di misure di prevenzione invasive della sfera di libertà del cittadino, restringendo la legittimitá della richiesta di produzione di dati sensibili relativi ad un'eventuale infezione da Hiv SOLO IN QUEI CASI IN CUI l'assenza di sieropositivitá sia condizione necessaria e pregiudiziale per l'espletamento di attivitá che comportino rischi per la salute dei terzi (vedi ad esempio l'esercizio delle professioni mediche e infermieristiche). In tutti gli altri casi, é necessario il consenso dell'interessato, e la negazione di quest'ultimo é pienamente legittima e non puó condurre a conseguenze quali l'esclusione, la non assunzione ecc. Non essendo io un giurista ho riportato il commento di un lettore al mio articolo (lo dico per correttezza). Detto questo siamo in Italia, e le cose vanno sempre in modo un po' strano. Negli USA, invece, la sieropositività non è una discriminante per i realities, tant'è che già nel 1994 MTV USA aveva realizzato un reality dal titolo "The Real World", in cui i concorrenti non dovevano cimentarsi in prove surreali vivendo situazioni inverosimili, ma semplicemente dovevano coabitare per qualche mese, confrontando le loro vite. Fra questi spiccava Pedro Zamora, un ragazzo gay di 22 anni, sieropositivo da quando ne aveva 17. Poco tempo dopo la conclusione del reality Pedro fu ricoverato d'urgenza, morendo circondato dall'affetto di chi gli voleva bene, dopo essere diventato un caso nazionale e aver fatto conoscere a milioni di americani l'AIDS per quello che è: una malattia che non può e non deve avvilire nessuno. Pedro aveva dimostrato che i malati di HIV sono degli esseri umani come gli altri e come tali possono vivere e relazionarsi. Dopo la sua morte sono nate non meno di cinque associazioni che portano il suo nome e Judd Winik (CLICCA QUI), uno dei concorrenti di "The Real World" con cui aveva fatto più amicizia, gli ha anche dedicato un fumetto ("Pedro and Me"), davvero toccante e pieno di sentimento (e ovviamente inedito in Italia). Quel fumetto è stato appena ristampato negli USA e sarebbe davvero bello che qualche editore italiano di buonsenso lo traducesse nella nostra lingua, anche solo a titolo educativo. La notizia bella di cui sopra è che negli USA questa storia ha ispirato anche una bella fiction appena prodotta da MTV. Niente preti impeccabili, commissari incorrutibili, famiglie inverosimili... Ma la storia, peraltro vera, di un ragazzo che nonostante l'AIDS ha scelto di vivere in maniera positiva la sua situazione, al punto di diventare un simbolo per tutti coloro che vogliono reagire a questa malattia senza peraltro rinunciare alla loro identità e ai loro sentimenti. A riprova del fatto che i fumetti possono essere considerati anche una cosa seria vi informo che Judd Winik è stato uno dei consulenti della fiction (che peraltro è stata scritta da Dustin Lance Black, giovane sceneggiatore gay dichiarato che ha appena vinto l'Oscar per MILK, e altro non aggiungo). Per completezza vi faccio vedere anche chi era il Pedro Zamora vero, che in questo video celebra simbolicamente la sua unione col proprio compagno.
Ma, mi chiedo io, la televisione italiana ragionerà mai in questi termini?

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