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venerdì 13 febbraio 2009

LA RIFLESSIONE DI OGGI

GRRR... Che rabbia! Gay.It mi aveva chiesto di scrivere un pezzo sulla nuova Batwoman lesbica, visto che tutte le agenzie ne stanno parlando. Siccome a me sembrava una cosa banale (visto che su Gay.It ne avevo parlato già dal 2006) ho detto che secondo me non ne valeva la pena, così Gay.It mi ha risposto che avrebbe preparato una "breve"... Al che io, sapendo come vanno queste cose, li ho mandati a leggere i miei inteventi su Batwoman su questo blog e altrove e allora ho realizzato due cose. La prima è che essendo Gay.It un sito che pubblica una buona dose di banalità, ed è seguito da un pubblico che in buona parte vive fuori dal mondo, un articolo su Batwoman effettivamente ci stava bene, le seconda è che mi sono giocato il compenso per un articolo in più. E così imparo a prendere certi inviti con piglio troppo professionale. Pazienza. Farò tesoro dell'errore. Comunque non era questo l'argomento di oggi, anche se ha sempre a che fare coi fumetti. Oggi volevo fare una riflessione partendo da un libro che ho comprato sottocosto in Inghilterra e che mi è appena arrivato. Si tratta dell'autobiografia artistica di Kevin Eastman. Voi vi chiederete: chi è Kevin Eastman? E io vi rispondo che è uno dei due creatori (l'altro è Peter Laird) di quello straordinario fenomeno massmediatico che sono state (e in parte sono ancora) le Teenage Mutant Ninja Turtles. Forse non lo sapete, ma tutto è partito da un fumetto in bianco e nero autoprodotto da questi due autori. Che ci crediate o meno il primo numero aveva venduto 3000 copie, il secondo 15000 e il terzo ben 125000! Da lì in poi la strada è stata tutta in discesa. Era il 1984 e non esisteva nemmeno internet: l'idea era geniale, ma com'è stato possibile che abbia sfondato in così breve tempo? Io ci ho pensato, e credo che il merito - più che degli autori - sia stato del pubblico stesso. Mi spiego meglio: il fumetto delle Turtles pesca a piene mani da un immaginario POP che si era costituito nei decenni precedenti, a base di ninja, super eroi, fumetti underground e molto altro ancora. E il pubblico americano del 1984 era pronto per le Turtles, per le loro citazioni colte e per il loro stile narrativo così particolare (che è tutt'altra cosa rispetto ai cartoni, ai film e ai telefilm che sono arrivati in Italia). Questo perchè il suddetto immaginario aveva sviluppato da anni molteplici canali per diffondersi e circolare: autoproduzioni, autori di riferimento, fanzines, opere cult, meeting, associazioni di appassionati, fiere del fumetto e quant'altro. In parole povere le Turtles hanno avuto successo perchè in precedenza era stato coltivato un pubblico abbastanza intelligente per apprezzarle. Tant'è che quando gli stessi fumetti arrivarono in Italia (penso fosse il 1993) grazie alla defunta Granata Press la loro pubblicazione si interruppe col numero 4 a causa delle basse vendite (nonostante i cartoni e i film fossero già conosciutissimi da noi... Ma, ripeto, il fumetto originale NON è mai stato una cosa per bambini...) e nessuno li ripropose più in Italia. Con mio sommo rammarico, visto che comprai tutti e 4 i numeri delle Turtles usciti in italiano. D'altra parte c'è anche da dire che Estman e Laird si dovettero autoprodurre proprio perchè nessun editore era disposto a scommettere un soldo bucato su di loro, e trovarono in un pubblico ricettivo e curioso la chiave del loro successo. Dove voglio andare a parare? Vediamo: in Italia non solo il grande pubblico viene abituato molto male da troppi anni, ma anche quelli che frequentano la scena fumettistica in senso stretto si stanno omologando sempre di più alle mode e ai trend, diventando abbastanza refrattari nei confronti delle novità e delle idee realmente originali. Questa situazione, poi, tende a ingigantirsi se consideriamo il sottobosco culturale gay italiano, nel quale gli spazi per gli artisti (fumettisti e non) che vogliono farsi conoscere - se escludiamo internet - sono particolarmente inesistenti. Ho fatto tutto questo preambolo perchè giusto oggi mi sono arrivati due disegni da Lorenzo di Perugia, che come me fa il volontario per arcigay e che ho conosciuto proprio per questo motivo (anche se poi ho scoperto che lui mi conosceva già). Quando ho visto i suddetti disegni non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se Lorenzo fosse maturato in un contesto più ricettivo e se nel nostro paese ci fosse realmente un sottobosco gay che non si riduce ai soli locali ricreativi. Voi che ne dite?


Lui è specializzato in illustrazioni ornitologiche, quindi gioca in casa... Però non credo di aver mai visto degli angeli con delle ali così belle... Cliccate sui disegni per vederli più grandi e stupite!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il fumetto è uno dei media in cui inserire una buona dose di riferimenti alla cultura pop paga di più, è qualcosa insito nella natura di questa forma espressiva. Le altre osservazioni che fai però mi sembrano un pò troppo tirate. Il vero problema rispetto agli anni ottanta secondo me è semplicemente la presenza di internet, che da una parte ha reso disponibile una quantità spropositata di materiale (basta uno sappia un pò d'ingelse e non ha che l'imbarazzo della scelta) e dall'altra ha reso tutti più flaccidi e inerti.
Ricordo che anche qui in Italia nei primi anni novanta le autoproduzioni hanno avuto un ruolo importante. Però in chi le faceva c'era la disponibilità a cacciare dei bei soldini per andare a fare le fotocopie. E poi c'era tutto il discorso di andare a venderle, chiedendo aiuto a fumetterie e negozi vari. Oggi chi fa fumetti vorrebbe essere artista e basta, lasciando a altri le scocciature di pubblicare, vendere... e soprattutto metterci i soldi! Come non fosse noto a tutti che senza investimenti non si va da nessuna parte.

Wally Rainbow ha detto...

Mhhh... Discorso complicato. Però per come la vedo io il destino delle autoproduzioni degli anni 90 confermaabbastanza quello che ho detto, visto che a parte Leo Ortolani con Ratman (che pure ha avuto successo soprattutto in quanto prodotto comico) non mi risulta che - in Italia - chi si è cimentato in queste iniziative abbia poi spopolato. Paradossalmente le autoproduzioni realizzate in Italia hanno lanciato diversi disegnatori che poi sono finiti in qualche modo ad avere più successo all'estero. Il discorso dei soldie degli investimenti, poi, dovrebbe essere inquadrato in un contesto più ampio, e visto che mi tange abbastanza potrei parlarne in un post futuro. In ogni caso grazie per le osservazioni.

Unknown ha detto...

Caspita il disegno di Lorenzo da Perugia con l'allocco è davvero molto bello!Gli faccio i miei complimenti!